Il Ciliegiolo

Vitigno a bacca rossa dai numeri ridotti (meno di 400 ettari in tutta la regione), ma dalle qualità organolettiche molto interessanti. Le teorie sulla sua origine e presenza nella regione sono diverse e contrastanti: secondo alcuni studi, infatti, il Ciliegiolo esisterebbe nelle valli umbre e toscane da prima del 1590 – anno in cui si ha traccia di un vitigno chiamato “ciregiuolo” – e sarebbe addirittura progenitore del Sangiovese; secondo altri, invece, sarebbe stato introdotto intorno al 1870 da pellegrini in ritorno da Santiago di Compostela. Altri storici sostengono che l’origine sia etrusca. Un vitigno coltivato in diverse zone d’Italia ma che ha patria d’elezione in particolare nella zona di Narni e Amelia, in Umbria e nella Maremma toscana, dove, però, si esprime in maniera abbastanza diversa. Il vino non eccede in muscoli, tannini e calore; è delicato, in medio corpo, un po’ ruspante in certi casi, ma schietto e beverino, particolarmente accattivante quando è vinificato in acciaio o cemento e rilasciato non oltre il secondo anno dalla vendemmia. Ha nell’immediatezza il suo grande punto di forza. Può anche affinare in legno per un periodo più prolungato e dare vini diversi, più ambiziosi e impegnativi. Per valorizzare il vitigno nel 1994 si è costituita l’Associazione dei Produttori del Ciliegiolo di Narni.